Chiesa di San Rocco Visone (AL) festa 16 agosto |
Questa mattina ascoltiamo quello che è definito il grande discorso di Giosuè a Sichem. Un discorso in cui - la nuova giuda per il popolo designata da Dio - ripercorre tutte le tappe che il Signore ha fatto loro percorrere. Scopo di questo discorso – che si concluderà nella lettura di domani – è quello di ricordare ad Israele – come abbiamo pregato nel salmo - che l’Amore di Dio è per sempre, quindi anche tu rispondi al suo amore!
Il popolo rispose a Giosuè: «Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!». Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. (Gs 24)
A questo risposta d’amore del popolo, fa eco il Vangelo, in cui Gesù e i farisei discutono su una questione legislativa: "all’inizio però non fu così", secondo la legge divina non esiste una fine della vita d’amore dei coniugi, "non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto".
Una questione credo ormai chiara, che abbiamo già trattato.
Ciò che ci interessa, è la questione che "Non tutti capiscono … ma solo coloro ai quali è stato concesso".
È il tema della verginità per il Regno dei Cieli: "ve ne sono altri … che si sono resi tali per il regno dei cieli".
Esser vergini per il Regno dei cieli vuol dire amare Dio al di sopra di tutte le creature (con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze), per amare con il cuore e la libertà di Dio ogni creatura, senza legarsi a nessuna né escluderne alcuna (senza procedere cioè con i criteri elettivi-selettivi tipici dell’amore umano), anzi, amando in particolare chi è più tentato di non sentirsi amabile.
Questo tema però è anche del matrimonio: anche i coniugi sono chiamati ad essere segno dell’amore di Dio, e questo amore è eterno, su questa eternità divina si fonda la fondatezza dell’amore coniugale, che può subire sballottamenti, può essere nascosto da eventi, distrazioni, tentazioni, ma non può finire!
Il voto di castità dei consacrati o la promessa di celibato dei sacerdoti è la risposta d’amore del consacrato o del sacerdote all’Amore di Dio che è per sempre: risposta personale all’Amore divino.
Anche il santo di oggi, Rocco de la Croix (della Croce) – così detto perché nacque con una voglia a forma di croce sul torace, profezia della sua vita di carità – è un vergine per il Regno dei Cieli.
Il cuore vergine di San Rocco rifulse nel suo amare con il cuore e la libertà di Dio ogni creatura, soprattutto i malati che incontrò nel suo pellegrinaggio verso Roma, dove voleva rendere omaggio ai sepolcro degli Apostoli e dei Martiri. Un cuore vergine e caritatevole, ma un cuore umile! Quando ad un certo punto si ammalò di peste curando gli appestati, si fece abbandonare per non essere di contagio fuori della città di Piacenza.
Ma il Signore che è fedele nell’amore, non lascio solo il suo servo fedele, e gli mandò un cane che ogni giorno portava un pane al Santo Pellegrino, così che poté essere rifocillato, ed una sorgente – che parve miracolosa – in cui dissetò la sua arsura per la febbre e lavò la sua piaga.
Ecco perché il santo è vestito da pellegrino, con una piaga sulla gamba e un cane con un bocca un pane.
Il santo guarì e poté continuare il suo viaggio fino a Roma. Nel viaggio di ritorno, verso la sua patria – Montpellier in Francia – stanco e consumato dalla carità si addormentò in Cristo a Voghera il 16 agosto fra il 1376 ed il 1379.
La fama della sua carità era così diffusa che durante il Concilio di Costanza nel 1414 fu invocato per la liberazione dall'epidemia di peste ivi propagatasi durante i lavori conciliari, ottenuto il miracolo, fu lì subito canonizzato.
Il suo culto è molto diffuso ovunque. Nella vicina Monza esistono due parrocchia a lui dedicate e un altare nel Duomo.
Signore, la memoria della santità e della carità di San Rocco, suoni al nostro cuore come l’esortazione di Giosuè a Sichem: "sceglietevi oggi chi servire". Amen.
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