Dobbiamo invocare lo Spirito Santo. Attenderlo come Maria e gli Apostoli nel Cenacolo. Facciamoci provocare dalle parole di don Torresin.
… spazio per una immaginazione.
Dobbiamo ogni giorno celebrare sempre e solo la messa? E perché non pensare ad
una scansione diversa del ritmo celebrativo? Quello che non può mancare è la
Parola, che la liturgia con una sua sapienza, distribuisce lungo il tempo,
festivo e feriale.
Ma perché non pensare che lungo la
settimana in alcuni giorni si celebra con l’eucaristia, in uno con il rosario
(sempre alla luce della Parola quotidiana, facendo del rosario una pratica
meditativa, di risonanza quella Parola), e in uno con una celebrazione
penitenziale (… sempre con il filo rosso della Parola del giorno).
Questo aprirebbe lo spazio per forme
diverse di presidenza: se la messa viene sempre presieduta dal presbitero, le
altre celebrazioni potrebbero venir presiedute da altre figure significative
delle comunità. (Antonio Torresin)
Questo ultimo stralcio
dell’articolo di don Torresin è una bomba. Ma come, sento già dire: diventiamo
protestanti? Come se i riformati dicono il Rosario, non hanno nemmeno il culto
mariano come lo intendiamo noi cattolici.
Altra questione come mi
pongo sono le gelosie dei ruoli. Già ci sono senza diversificazione delle
celebrazioni della fede. Purtroppo nelle nostre parrocchie ci sono i regni o le
piccole cupole di potere. Su questi dobbiamo crescere, se no in questa
generazione, forse nella prossima.
Ciò che spicca in questa
immaginazione è la valorizzazione della mensa della Parola. Un Vangelo che
viene “masticato” e non solo letto, per cui divine quello per cui è stato
donato: nutrimento.
Gesù disse: chi mangia di me, vivrà per me. Parole
che normalmente le applichiamo solo al Pane eucaristico, ma il Vangelo, la
Parola, mangiata, che nutre la vita del cristiano, è quella che diventa la
strada che poi il discepolo segue, è l’orma su cui mettere il piede, è la Via…
La Parola di Dio che oggi
leggiamo ci racconta nel libro degli Atti del processo a Paolo a Cesarea e il
suo appellarsi a Cesare.
C’è un passaggio che mi
colpisce. È Festo che parla: avevano con
lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che
Paolo sosteneva essere vivo.
La Messa è in ordine
parola e pane. Noi siamo educati che il pane, l’eucarestia, è Gesù vivo. Certo!
Ma anche la Parola è Gesù vivo che parla oggi.
La treno, ha tanti
vagoni, ma ciò che lo rende mezzo di trasporto è la locomotiva e i binari, solo
così raggiunge la meta. Così per noi. Per vivere il seguimi, che oggi sentiamo ridetto a Pietro, ci vuole pane e
parola, ma una osservazione: la locomotiva è una, binari sono molti pezzi, come
il pane e la parola.
Infine oggi è la memoria
dei Santi Martiri della Val di Non, venuti dall’oriente a Milano e poi inviati
a Trento al vescovo Vigilio per annunciare la Parola di salvezza.
Mi è stato detto in
questi giorni: Sai don – in questo tempo del tutto-chiuso - sono andato dalla
concorrenza! Ma non esiste concorrenza nella chiesa. Non siamo ditte che
producono un profitto per sé, ma come Paolo ci insegna, tutti concorrono
all’unico Regno di Dio. Ma siamo ancora fermi al campanilismo, purtroppo!
Il Signore ci dia un cuore
profondamente missionario.
Vieni,
Santo Spirito…
Dona ai
tuoi fedeli
che solo
in te confidano
i tuoi
santi doni.
Dona virtù
e premio,
dona morte
santa,
dona gioia
eterna.
Amen.
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