Dobbiamo invocare lo Spirito Santo. Attenderlo come Maria e gli Apostoli nel Cenacolo. Facciamoci provocare dalle parole di don Torresin.
La messa è il centro, ma non nel
senso di essere l’unica forma celebrativa che ingloba e sostituisce le altre.
Mi pare che qualcosa del genere stia
succedendo nelle nostre parrocchie. Le chiese vuote potevano essere un segno e
non solo un incidente accidentale. Un vuoto che, come ogni mancanza, è capace
di accendere il desiderio, di aprire varchi alla parola. Un vuoto che non va
subito colmato, saturato, perché ci parla.
Ho come l’impressione che questo
ritorno repentino alla celebrazione abbia funzionato come un meccanismo di
saturazione compensativa. Adesso «tutto torna come prima», come se prima
andasse tutto bene, come se questa frattura fosse solo da dimenticare. Non
l’abbiamo interrogata, non l’abbiamo fatta parlare abbastanza, e invece aveva
qualcosa da dirci. (Antonio Torresin)
È questa una grande provocazione. Tutto torna come
prima, come se prima tutto andava tutto bene.
Personalmente mi sono accorto che le nostre Messe
erano malate di sveltezza. Travolte
dal nostro quotidiano vorticoso. La Messa, la preghiera, in genere la vita
spirituale è un vortice. È la differenza che c’è tra un purè di patate fatto
con la bustina Knorr o fatto con le patate lesse e poi mantecate con il latte e
il burro!
In questi 90 giorni, abbiamo o non abbiamo scoperta
nella lentezza, la bellezza delle cose, anche della preghiera, di quel tempo
preso per pregare con calma. Come celebrare con calma l’eucarestia dandogli
tutti gli spazi e i silenzi che la sveltezza
aveva eliminato. Cosa abbiamo imparato e cosa ci ha detto il Signore in questi
90 giorni che non dobbiamo dimenticare?
La Parola di Dio di oggi è il continuo del discorso di
ieri. Paolo mostra di essere un uomo di grande fede e che questa fede lo ha
reso un grande uomo, di profonda umanità. È questo connubio che suscita il
pianto nei suoi uditori.
Una frase tra tutte. Vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di
edificare e di concedere l'eredità…
In essa ritorna quella grandezza di umanità e di fede
che sono Paolo. Quelle persone che lui ha istruito nella fede e ha condotto per
mano, sono del Signore, è Dio che porta a termine e dona il premio.
Uno stile importante. Uno stile da avere in mente. Le
nostre opere non sono il Regno, la salvezza, ma costruito l’opera di Dio, ma
partecipano nell’edificazione.
Preghiamo perché il Signore ci liberi
dall’autoreferzialità e dall'individualismo.
Vieni,
Santo Spirito…
O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
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