TITOLO:
OPERA:
LUOGO: Chiesa di S. Rocco
Martirologio Romano, 16 agosto: "In Lombardia, san Rocco, che, originario di Montpellier in Francia, acquistò fama di santità con il suo pio peregrinare per l’Italia curando gli appestati".
Dobbiamo invocare lo Spirito Santo. Attenderlo come Maria e gli Apostoli nel Cenacolo. Facciamoci provocare dalle parole di don Torresin.
… spazio per una immaginazione.
Dobbiamo ogni giorno celebrare sempre e solo la messa? E perché non pensare ad
una scansione diversa del ritmo celebrativo? Quello che non può mancare è la
Parola, che la liturgia con una sua sapienza, distribuisce lungo il tempo,
festivo e feriale.
Ma perché non pensare che lungo la
settimana in alcuni giorni si celebra con l’eucaristia, in uno con il rosario
(sempre alla luce della Parola quotidiana, facendo del rosario una pratica
meditativa, di risonanza quella Parola), e in uno con una celebrazione
penitenziale (… sempre con il filo rosso della Parola del giorno).
Questo aprirebbe lo spazio per forme
diverse di presidenza: se la messa viene sempre presieduta dal presbitero, le
altre celebrazioni potrebbero venir presiedute da altre figure significative
delle comunità. (Antonio Torresin)
Questo ultimo stralcio
dell’articolo di don Torresin è una bomba. Ma come, sento già dire: diventiamo
protestanti? Come se i riformati dicono il Rosario, non hanno nemmeno il culto
mariano come lo intendiamo noi cattolici.
Altra questione come mi
pongo sono le gelosie dei ruoli. Già ci sono senza diversificazione delle
celebrazioni della fede. Purtroppo nelle nostre parrocchie ci sono i regni o le
piccole cupole di potere. Su questi dobbiamo crescere, se no in questa
generazione, forse nella prossima.
Ciò che spicca in questa
immaginazione è la valorizzazione della mensa della Parola. Un Vangelo che
viene “masticato” e non solo letto, per cui divine quello per cui è stato
donato: nutrimento.
Gesù disse: chi mangia di me, vivrà per me. Parole
che normalmente le applichiamo solo al Pane eucaristico, ma il Vangelo, la
Parola, mangiata, che nutre la vita del cristiano, è quella che diventa la
strada che poi il discepolo segue, è l’orma su cui mettere il piede, è la Via…
La Parola di Dio che oggi
leggiamo ci racconta nel libro degli Atti del processo a Paolo a Cesarea e il
suo appellarsi a Cesare.
C’è un passaggio che mi
colpisce. È Festo che parla: avevano con
lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che
Paolo sosteneva essere vivo.
La Messa è in ordine
parola e pane. Noi siamo educati che il pane, l’eucarestia, è Gesù vivo. Certo!
Ma anche la Parola è Gesù vivo che parla oggi.
La treno, ha tanti
vagoni, ma ciò che lo rende mezzo di trasporto è la locomotiva e i binari, solo
così raggiunge la meta. Così per noi. Per vivere il seguimi, che oggi sentiamo ridetto a Pietro, ci vuole pane e
parola, ma una osservazione: la locomotiva è una, binari sono molti pezzi, come
il pane e la parola.
Infine oggi è la memoria
dei Santi Martiri della Val di Non, venuti dall’oriente a Milano e poi inviati
a Trento al vescovo Vigilio per annunciare la Parola di salvezza.
Mi è stato detto in
questi giorni: Sai don – in questo tempo del tutto-chiuso - sono andato dalla
concorrenza! Ma non esiste concorrenza nella chiesa. Non siamo ditte che
producono un profitto per sé, ma come Paolo ci insegna, tutti concorrono
all’unico Regno di Dio. Ma siamo ancora fermi al campanilismo, purtroppo!
Il Signore ci dia un cuore
profondamente missionario.
Vieni,
Santo Spirito…
Dona ai
tuoi fedeli
che solo
in te confidano
i tuoi
santi doni.
Dona virtù
e premio,
dona morte
santa,
dona gioia
eterna.
Amen.
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FONTE |
La madre prima di offrire il seno
parla, perché il bambino prima di ciucciare possa parlare e riconoscere nel
cibo il donatore, e rivolgergli la parola che lo nutre come e più del latte.
Fuor di metafora mi chiedo: la
ripresa repentina e accelerata di tutte le celebrazioni che segno è? Forse il
segno che non reggevamo il vuoto. Molti fedeli, ma io credo soprattutto molti
preti, non reggevano il vuoto, perché non sembrava loro possibile altro che
quello: la messa.
Qui occorre – credo – fare una
distinzione tra la celebrazione dell’eucaristia domenicale, memoriale della
Pasqua origine di ogni celebrazione, e la celebrazione feriale. Mi domando: era
necessario riprendere anche la celebrazione feriale, tutti i giorni sempre e
solo la messa? In questi giorni di digiuno, di vuoto, si sono aperti nuovi
spazi di celebrazione che potrebbero essere valorizzati e che credo invece
rischino di venire azzerati dal ritorno del medesimo, dal «tutto come prima». (Antonio Torresin)
Questo discorso, non so come vi trova. Eppure è una
provocazione interessante. Ci ho pensato molto in questi 90 giorni. Vivere la celebrazione
della fede nella diversificazione quotidiana, dentro una ricchezza celebrativa
da nuovo gusto alla stessa comunione eucaristica. Nella mia esperienza di
questi 90 giorni ho rigustato la Messa come un gesto che nella sua non
quotidianità, 3-4 volte alla settimana compresa la domenica, dava la
possibilità ad esempio a lunghi momento di silenzio o rendeva la Liturgia delle
ore, non un più, o un semplice devi, ma un celebrare la fede. Una tra le cose
più belle è stato celebrare l’eucarestia non verso il popolo, ma verso il
crocifisso, in primis per superare il vuoto della chiesa, ma poi è stato un
vivere spiritualmente nella Comunione dei Santi l’offerta a nome di tutti.
Se non faccio la comunione eucaristia, cosa mi manca?
La Parola di Dio di quest’oggi ci racconta del
processo di Paolo a Gerusalemme. Fa sorridere leggere come Paolo si prende
gioco dei suoi accusatore, sadducei e farisei, e poi la pagina si conclude con
la notte in carcere.
La notte seguente gli venne accanto
il Signore… Paolo si è
sempre sentito accompagnato dal Signore nella sua opera. Ora il Signore come
già sulla via per Damasco lo rinfranca e lo esorta a perseverare … Coraggio! Come hai testimoniato a
Gerusalemme è necessario che tu dia testimonianza a Roma.
È una esperienza che suscita certamente una sana e
santa invidia. Come poter ripensare ad una presenza del Signore così?
Il Signore anche nella vita rinfranca e esorta. Hai
memoria come e quando?
Facciamo nostra la supplica di Gesù la Padre: come tu, Padre, sei in me e io in te, siano
anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
Vieni,
Santo Spirito…
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch'è sviato.
San Rocco a Filottrano (AN)
Chiesa delle Sacre Stimmate e Santuario di Tornazzano
A Filottrano, proprio nel centro
storico, potete andare alla scoperta della Chiesa delle Sacre Stimmate del
XVIII secolo, al suo interno è conservato un Crocifisso miracoloso il cui
Cristo pare abbia aperto e mosso gli occhi.
Sempre a Filottrano sorge il Santuario di Tornazzano, una chiesa in stile gotico che deve il suo nome ad una grande pietra romana su cui si sedette San Rocco a pregare e pare che da allora abbia potere di guarigione dei malati di artrosi e artriti. All'interno della chiesa si trova inoltre un affresco del XIV secolo raffigurante la Vergine con bambino, i fedeli usavano strofinare gli indumenti dei malati sull’affresco per ricevere guarigioni e numerose furono le grazie elargite.
Tutta la folla cercava di toccarlo,
perché da lui usciva una forza
che guariva tutti. (Lc 6,19)
Dobbiamo invocare lo Spirito Santo. Attenderlo come Maria e gli Apostoli nel Cenacolo. Facciamoci provocare dalle parole di don Torresin.
La messa è il centro, ma non nel
senso di essere l’unica forma celebrativa che ingloba e sostituisce le altre.
Mi pare che qualcosa del genere stia
succedendo nelle nostre parrocchie. Le chiese vuote potevano essere un segno e
non solo un incidente accidentale. Un vuoto che, come ogni mancanza, è capace
di accendere il desiderio, di aprire varchi alla parola. Un vuoto che non va
subito colmato, saturato, perché ci parla.
Ho come l’impressione che questo
ritorno repentino alla celebrazione abbia funzionato come un meccanismo di
saturazione compensativa. Adesso «tutto torna come prima», come se prima
andasse tutto bene, come se questa frattura fosse solo da dimenticare. Non
l’abbiamo interrogata, non l’abbiamo fatta parlare abbastanza, e invece aveva
qualcosa da dirci. (Antonio Torresin)
È questa una grande provocazione. Tutto torna come
prima, come se prima tutto andava tutto bene.
Personalmente mi sono accorto che le nostre Messe
erano malate di sveltezza. Travolte
dal nostro quotidiano vorticoso. La Messa, la preghiera, in genere la vita
spirituale è un vortice. È la differenza che c’è tra un purè di patate fatto
con la bustina Knorr o fatto con le patate lesse e poi mantecate con il latte e
il burro!
In questi 90 giorni, abbiamo o non abbiamo scoperta
nella lentezza, la bellezza delle cose, anche della preghiera, di quel tempo
preso per pregare con calma. Come celebrare con calma l’eucarestia dandogli
tutti gli spazi e i silenzi che la sveltezza
aveva eliminato. Cosa abbiamo imparato e cosa ci ha detto il Signore in questi
90 giorni che non dobbiamo dimenticare?
La Parola di Dio di oggi è il continuo del discorso di
ieri. Paolo mostra di essere un uomo di grande fede e che questa fede lo ha
reso un grande uomo, di profonda umanità. È questo connubio che suscita il
pianto nei suoi uditori.
Una frase tra tutte. Vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di
edificare e di concedere l'eredità…
In essa ritorna quella grandezza di umanità e di fede
che sono Paolo. Quelle persone che lui ha istruito nella fede e ha condotto per
mano, sono del Signore, è Dio che porta a termine e dona il premio.
Uno stile importante. Uno stile da avere in mente. Le
nostre opere non sono il Regno, la salvezza, ma costruito l’opera di Dio, ma
partecipano nell’edificazione.
Preghiamo perché il Signore ci liberi
dall’autoreferzialità e dall'individualismo.
Vieni,
Santo Spirito…
O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
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Lo Spirito Santo tra i santi Rocco e Cleto papa, Rovereto di Chiavari, Chiesa S. Andrea |
Altre forme celebrative, nel
frattempo, avevano e hanno preso forma. Penso alle celebrazioni domestiche, ad
un maggiore ascolto della Parola, al rosario, alla preghiera in tutte le sue
variegate manifestazioni. La messa è il centro, ma non nel senso di essere
l’unica forma celebrativa che ingloba e sostituisce le altre.
Faccio un esempio: conosco una
comunità contemplativa che, nell’impossibilità di celebrare l’eucaristia, ha
celebrato tutti i giorni una liturgia della Parola nella quale poi le sorelle
vivevano un momento di silenzio e meditazione condivisa e un tempo di risonanza
comunitaria. A detta di molte uno dei frutti più importanti di questo tempo di
digiuno eucaristico! Ora la ripresa della messa quotidiana finirà per
sostituire quella forma celebrativa della Parola che era stata così preziosa. (Antonio Torresin)
Come è stata purificata la preghiera in questi 90
giorni? Ho ritrovato il desiderio di vivere la preghiera come un incontro con
Gesù vivo, oppure sono rimasto al dire le preghiere? Quali modalità di
preghiera ho riscoperto oppure valorizzato? Ho avuto quel sano gusto che la
Messa è il centro dell’incontro con Gesù, presenza che non si esaurisce a
Messa, ma da qui sgorga ogni altra presenza e incontro?
Oggi la Parola di Dio, nella prima lettura, ci fa
ascoltare il discorso da Mileto di Paolo.
Due sono le affermazioni che mi colpiscono.
di istruirvi, in pubblico e nelle
case. C’è un
annuncio pubblico ed un annuncio domestico. Certo quest’ultimo è più difficile.
Ma non è detto che debba essere fatto da parole. Spesso è più eloquente un
vangelo vissuto.
dunque, costretto dallo Spirito, io
vado. Paolo si
arrende alla potenza di Dio, e segue il suo destino. Ciò che conta dare testimonianza al vangelo della grazia
di Dio. Come Paolo la mia vita sa arrendersi alla potenza di Dio,
abbracciando il senso ultimo e proprio della propria vocazione?
Infine, oggi, è la memoria di San Filippo Neri, padre
e maestro nell’educazione: preghiamo per le famiglie impegnate nell’educare e
nel raccontare con la vita la fede.
Vieni,
Santo Spirito…
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
Dobbiamo invocare lo Spirito Santo. Attenderlo come
Maria e gli Apostoli nel Cenacolo. Facciamoci provocare dalle parole di don
Torresin.
«È urgente discernere e trovare il battito dello Spirito per dare impulso, insieme ad altri, a dinamiche che possa
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Lo Spirito Santo tra i santi Rocco e Cleto papa, Rovereto di Chiavari, Chiesa S. Andrea |
Quali altre forme celebrative della fede abbiamo
scoperto in questi 90 giorni di digiuno eucaristico? Come custodirle nel
ritorno verso la normalizzazione?re da queste parole
di papa Francesco e torno sul tema della celebrazione. Va bene è andata così:
dopo un lungo tempo di sospensione delle celebrazioni eucaristiche comunitarie,
abbiamo ripreso a celebrare con il popolo di Dio. Rifletto però sulla
precipitosità di questo ricominciamento. Era davvero necessario ora e in questo
modo? Non è che, nel frattempo, l’atto celebrativo della fede si fosse del
tutto interrotto. (Antonio Torresin)Mi lascio ispirano testimoniare e canalizzare la vita nuova che il Signore vuole generare
in questo momento concreto della storia. Questo è il tempo favorevole del
Signore, che ci chiede di non conformarci né accontentarci, e tanto meno di
giustificarci con logiche sostitutive o palliative, che impediscono di
sostenere l’impatto e le gravi conseguenze di ciò che stiamo vivendo. Questo è
il tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del
possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrirci. Lo Spirito, che
non si lascia rinchiudere né strumentalizzare con schemi, modalità e strutture
fisse o caduche, ci propone di unirci al suo movimento capace di “fare nuove
tutte le cose” (Ap 21,5)».
Il libro degli Atti, oggi, ci racconta dell’arrivo di Paolo a Efeso. L’incontro con alcuni uomini, la loro formazione alla fede cristiana, erano rimasti all’annuncio del Battista, e il loro battesimo e… non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si
Due pensieri: a che punto è la mia formazione
cristiana … dove sono rimasto? Al catechismo di Pio X? Non sento il continuo
bisogno di approfondire la fede? misero a parlare in lingue e a
profetare.
Come quegli uomini battezzati da Paolo, anche noi
abbiamo dei doni suscitati dallo Spirito. Quali sono questi doni che posso essere
messi a servizio della Chiesa?
Infine la memoria di S. Dionigi vescovo di Milano
suscita una preghiera: preghiamo per l’unità nella Chiesa e per suoi pastori.
Vieni,
Santo Spirito,
manda a
noi dal cielo
un raggio
della tua luce.
Vieni,
padre dei poveri,
vieni,
datore dei doni,
vieni,
luce dei cuori.