17 ottobre 2012

Rocco infermiere





Rocco si reca nelle città colpite dal morbo e, spinto da sentimenti di compassione, chiede di essere ammesso al servizio dei malati. L'ospedale di allora non aveva ambienti lindi, sale operatorie sterilizzate, stanze ariose e luminose in cui l'igiene fosse scrupolosamente curata; no, erano o stanzoni o capannoni costruiti fuori delle città in cu i malati venivano semplicemente depositati per limitare il contagio nella città e ffidati alla pietà di confratelli delle varie congreghe di carità che volontariamente prestavano questo rischiosissimo servizio; chi aveva il soprannaturale coraggio di buttarsi nella bolgia di questi ambienti in tempo di peste veniva accolto a braccia aperte. Rocco inizia così la sua nuova attività di infermiere. Egli, da campione di Dio, non va a combattere con mezzi umani il male, ma con la potenza della fede e dell'amore; il Signore gli concederà il dono di guarire gli ammalati che egli segnerà sulla fronte benedicendoli con una particolare formula. Rocco esce dall'ospedale e va per i fondaci, per le strade, per le case già segnate dalla morte; tutti avvicina e tutti guariscono. Quando la gente, scomparsa la peste, va in cerca di Rocco per portarlo in trionfo, lui scompare, si avvia verso altri paesi infestati dal terribile morbo. Giunge anche a Roma dove vi sconfigge la peste; vi resta tre anni ma, giuntagli notizia che nel nord Italia dilaga di nuovo l'epidemia, lascia la Città Eterna per andare a prestare soccorso ai suoi fratelli appestati, il suo operato si concentra a Piacenza, città particolarmente colpita.