12 ottobre 2012

UMBRIA, Perugia, Foligno





FESTA:
TITOLO:
OPERA:
LUOGO: Chiesa di S. Maria Infraportas

BASILICATA, Potenza, Campomaggiore





FESTA: 17 agosto
TITOLO:
OPERA:
LUOGO:

CALABRIA, Catanzaro, S. Sostene




FESTA: 16 agosto; II domenica di Settembre
TITOLO: compatrono
OPERA: Nicolò del Vecchio, 1817
LUOGO: Parrocchia di S. Maria del Monte

Dove è venerato in Italia?





La diffusione del culto è mondiale, grazie agli Ordini mendicanti che operarono un po’ ovunque ne diffusero il culto.

In modo i Francescani hanno la paternità del culto del santo in quanto lo ritengono appartenente al Terz’Ordine secolare.
All'azione dei religiosi francescani è dovuta la diffusione del culto sia su richiesta della Corte del Regno delle Due Sicilie (alcuni Borboni furono guariti per intercessione di San Rocco) che per mandato di Pontefici provenienti dall'Ordine dei Frati Minori.

Tutto ciò spiega la diffusione capillare del Santo in tutto il centro e sud Italia. Nel nord Italia il culto pur essendo diffuso – se pur non in modo capillare – non ha lo stesso riscontro che nel resto d’Italia.

Nella zona di Montpellier il suo culto arrivò dopo (si ne ha memoria nel 1505), per propagazione dal nord della Francia dove era stato diffuso a seguito dello zelo di una famiglia di commercianti germanico-veneziani.

Abbiamo detto che gli Ordini mendicanti hanno il merito della diffusione del culto, oltre ai Francescani di cui si è parlato:
i Domenicani (edificarono la prima cappella convento "dei Giacobini", del centro storico di Montpellier, tuttora esistente)
i Trinitari (da Arles, dove si custodivano le reliquie di san Rocco di Autun; in seguito edificarono una casa religiosa a Montpellier dove giunse la reliquia di una tibia del Santo; a loro si deve la guida alla processione del 15 agosto che si recava alla casa del Santo per cantarvi l'inno Ave Roche; dopo le soppressioni degli Ordini religiosi la loro chiesa fu riconsacrata nel 1830 come parrocchia-santuario di San Rocco, ed è tuttora esistente).

In Italia il culto del Santo è un po’ ovunque.
Tra i Santuari ricordiamo quello di Sarmato (PC); di Dovera (CR); di Tolve (PZ); di Torrepaduli (LE); di Sutera (CL); di Voghera (PV); di Venezia e molti altri. Molte comunità parrocchiali e cittadine lo venerano come patrono e compatrono.
Pian piano cercheremo di immettere nel Blog tutti i luoghi di culto con le rispettive iconografie del Santo.

Come è raffigurato?





Nella schiera dei Santi e dei Beati, San Rocco spicca per gli attributi inconfondibili che connotano la sua vita di apostolato tra i malati: il cane, il pane, il bastone, l'Angelo, la zucca, il sanrocchino, la conchiglia, la piaga, la tavoletta e meno frequentemente la Corona del Rosario, la Croce rossa, la Corona e il Libro.

Il cane fu per il Taumaturgo il segno tangibile della Provvidenza Divina che lo soccorreva nelle condizioni di bisogno estremo. È simbolo della sua fedeltà alla chiamata divina e della fedeltà di Dio verso i suoi figli.

Il pane fu il sostegno nella famosa pausa a Piacenza, dove il Santo si isolò perché malato. Un cane gli portava l’alimento, prelevandolo dalla mensa del suo padrone Gottardo. È il simbolo dell’Eucarestia, sostegno nel cammino della vita.

Il bastone richiama le marce lunghissime del pellegrino, con cui esercitò la carità in maniera insigne ed eroica, lenendo piaghe fisiche e morali, asciugando lacrime e consolando il dolore degli uomini. È simbolo del pellegrinaggio della vita, un cammino verso l’Eterno.

L'Angelo Celeste è l'anello che congiunge l'esperienza terrena del Santo alla presenza Divina che infonde coraggio, specie nei momenti di sofferenza solitarie e di umana ingratitudine. È simbolo della presenza Divina, che accompagna i passi del quotidiano.

La zucca (e la borraccia) richiama ancora una volta il pellegrinaggio, custodiva l’acqua per lenire l’arsura nel cammino. È simbolo della sete del divino che c’è in ogni uomo.

Il sanrocchino è sempre un abito legato al pellegrinaggio, mantello corto di tela, che serviva a proteggere dalle intemperie. È simbolo della protezione divina e del senso della come pellegrinaggio verso l’Eterno.

La conchiglia ricorda il pellegrinaggio a Santiago. Ogni pellegrino che si recava in Galizia prelevava la conchiglia dalle spiagge, come segno dell’avvenuto pellegrinaggio. È simbolo della perseveranza: la vita di fede è per il discepolo è un cammino di fedeltà rinnovabile nelle cadute.

La piaga ricorda il morbo della peste che il Santo contrae nei pressi di Piacenza. La carità non è un donarsi con parsimonia, ma totalmente, fino al dono totale di se. È simbolo della carità cristiana.

La tavoletta fa memoria della scena agiografica in cui si racconta della grazia chiesta nel momento della morte da San Rocco: Il Signore accoglie la preghiera sincera dei suoi figli: Rocco anche in morte si mostra uomo di Carità. È simbolo della comunione dei Santi e quindi della preghiera di intercessione.

La Corona del Rosario, presente solo in alcune icone del Santo, ricorda la sua vita di preghiera: preghiera del Rosario che nasce proprio nel periodo storico in cui visse Rocco di Montpellier. È simbolo della preghiera cristiana semplice e quotidiana.

La “Croce rossa”, presente solo in alcune immagini del Pellegrino francese, ricorda la voglia a forma di croce che aveva sul petto fin dalla nascita. È simbolo della predilezione divina ad essere Apostolo di Carità.

La Corona, presente in modo particolare in un dipinto di Pietramelara (CE), ricorda, secondo la tradizione, l’origine nobile del Santo. È simbolo della corona di gloria che va conquistata in Cristo attraverso le opere della fede e della carità.

Il Libro, presente in modo particolare nella statua di San Sostene (CZ), ricorda la capacità del Santo di mettersi alla scuola di Cristo, il Gesù dei Vangeli. È simbolo della sequela cristiana, che attinge la sua Verità nella Sacra Scrittura.

La Pisside, presente in modo particolare nel simulacro di Trappeto Etneo (CT), ricorda la presenza del Signore che accompagna il pellegrinare del Santo. È simbolo che richiama alla presenza eucaristica quale fonte da cui scaturisce sempre la carità: ogni nostra S. Comunione deve essere fonte e scaturigine di amore gratuito.

Ci sono poi altri simboli iconografici, ma che hanno una rilevanza relativa come: malati, borsa da viaggio, e cappello parasole. Essi richiamano nel loro insieme l’apostolato pellegrinante, caritativo e consolatorio di San Rocco.

In viaggio ...




San Rocco, un culto che da dopo il Concilio di Costanza, ha spopolato in tutta Europa e da qui nel mondo intero.

In Italia il culto del Santo pellegrino ha una connotazione storica e popolare.
Molti comuni e frazioni lo venerano con solenni riti che celebrano la memoria liturgica del 16 agosto, ma anche in altre date durante l’anno a ricordo di ex voto o di miracoli operati dal santo di Montpellier.

Ma dove incontrare segni storici della presenza del Santo in Italia?
Molti sono i percorsi.
Secondo gli agiografi egli morì a Voghera, o forse lì arrivo il corpo, perché venduto o trafugato da Montpellier.

Si potrebbe da qui partire visitando la Chiesa parrocchiale di San Rocco dove anticamente era custodito il sacro corpo ed ove ora è venerato il suo santo braccio. Poi proseguire verso nord e fare tappa a  Sarmato (PC): qui la piccola chiesa sopra la grotta del santo e la fonte.
Sarmato è il luogo dove il Santo si ricoverò a causa del contagio della peste. Luogo della malattia e dell'incontro col cane.
A tal proposito, molte canzoni popolari ricordano che a Piacenza il Santo visse la prova della fede. Così infatti cantano a S. Sostene:

In Piacenza Iddio per prova
nella coscia dal contagio ma
si attacco col tuo visaggio
perché il mondo sia protetto

A Sarmato ha sede l'Associazione Nazionale San Rocco Italia. Dopo Sarmato, il cammino può giungere a Dovera (CR), dove c’è un piccolo e delizioso santuario.
Il santuario sorse, secondo la tradizione, nel 1524 a seguito di un evento miracoloso che ebbe come protagonista il mugnaio Ambrogio de Bretis (o Beretta) il quale, a seguito di visione in sogno di san Rocco, fu risanato dalla peste.

Il santo avrebbe richiesto l'edificazione di una chiesa promettendo grazie e protezione.

Di fronte allo scetticismo dei compaesani il santo diede un segno-prova infilando sotto la pelle della mano di Ambrogio una corniola.

Nello stesso anno 1524 il vescovo di Pavia, che a quei tempi aveva giurisdizione anche su queste terre, concedette alla scuola dei Disciplini l'approvazione di uno statuto e all'edificazione della chiesa. Vi fu anche un intervento di papa Clemente VII che conferì al santuario speciali privilegi.

L'edificio era già costruito nel 1545 quando venne affidata a Callisto Piazza la decorazione interna.

Risale all'anno 1752 la costruzione a cavallo della roggia Chignola Vecchia di una sagrestia.

Nel 1868 il governò italiano decretò l'esproprio di tutti i benefici legati al santuario.

Dopo la visita al Santuario di Dovera il devoto di San Rocco giunge a Venezia: qui il corpo del Santo di Montpellier è giunto nel 1485.
Il 13 marzo il Patriarca Maffeo Girardi comunicò al Consiglio dei Dieci l'avvenuta traslazione delle reliquie (da Voghera) e certificò la loro autenticità.

Ecco concluso un piccolo itinerario storico sulle tracce di San Rocco in Italia.

San Rocco de la Croix





“Ognuno - ha affermato il Papa, all’udienza generale di mercoledì 26 agosto 2010 - dovrebbe avere qualche santo che gli sia familiare, per sentirlo vicino con la preghiera e l’intercessione, ma anche per imitarlo. Siate certi che diventeranno buone guide per amare ancora di più il Signore e validi aiuti per la vostra crescita umana e cristiana”.
“Come sapete – ha continuato –, anch’io sono legato in modo speciale ad alcune figure di Santi: tra queste, oltre a san Giuseppe e san Benedetto dei quali porto il nome, e ad altri, c’è sant’Agostino, che ho avuto il grande dono di conoscere, per così dire, da vicino attraverso lo studio e la preghiera e che è diventato un buon ‘compagno di viaggio’ nella mia vita e nel mio ministero”.

Ognuno di noi ha i sui “compagni di viaggio”!

Se penso alla mia vita, il Signore mi ha dato come “accompagnatore” nel cammino della vita, il santo Pellegrino di Montpellier. Lui è stato un vero viaggiatore, un giovane come altri del suo tempo (nato nel 1348-1350 e morto nel 1376-79). Come ogni giovane sarà arrivato all’età delle domande esistenziali: “Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Cosa devo fare della mia esistenza? A cosa sono chiamato, per non sciupare malamente i talenti che il Signore mi ha donato e per farli fruttare in modo positivo?”. Da qui le scelte di povertà evangelica, sulla scia del francescanesimo nascente, e la decisone di farsi pellegrino e si mettersi in marcia verso Roma.

Un viaggio del cuore! Nel suo cuore, ma anche nel cuore di ogni uomo che incontrerà, facendosi pellegrino di Misericordia. In lui si rende viva la parabola evangelica del Buon Samaritano.
Questo suo viaggio diventa, non un caso, oppure un gesto tipico del suo tempo (riscoperto nella nostra epoca!), ma il compimento del suo destino.

Guardare la santità, significa ricordarsi che “Gesù è venuto a comunicarci che non siamo fatti solo di terra, siamo fatti anche di Cielo”. (Mons. Francesco Lambiasi).